Naturalmente è difficile fare delle previsioni. Vediamo perché. Il primo elemento è l’enorme massa di cittadini, come ha ben sottolineato l’amica e collega Alessandra Ghisleri, che non è interessata alla politica e che deciderà cosa votare negli ultimi 10-15 giorni al massimo, sulla base di elementi difficilmente “controllabili” e contribuendo a rendere l’elettorato non solo fluido, ma si potrebbe dire con una battuta, allo stato gassoso.
Quali sono questi elementi sulla base dei quali l’elettore con scarso interesse verso la politica e le elezioni deciderà il suo voto? Sono molti e piuttosto complessi, oggetto di approfondite analisi e ricerche da parte degli addetti ai lavori ed esperti. Di certo, non vi è una risposta unica ma, purtroppo per i cacciatori di consenso, le risposte sono molteplici e normalmente piuttosto articolate.
Il secondo elemento è l’efficacia delle campagne elettorali, che sono già partite a tempo di record con la definizione di messaggi che potrebbero invecchiare rapidamente, costringendo alcuni consulenti politici a definire nuovi “kit” comunicativi, con però potenziali tutti da verificare. Berlusconi ad esempio, del tutto prematuramente e forse spinto dalle abitudini di successo, ha ritentato alcuni schemi persuasivi che di norma sono utilizzati in un periodo molto più vicino alla date delle elezioni. Per certi versi, l’eccessiva ansia da prestazione, potrebbe portare a dovere ridisegnare alcune strategie, alzando la complessità anche organizzativa delle singole campagne di comunicazione dei leader e dei partiti politici.
Un terzo elemento è legato alla gestione media e social media, e al potenziale immaginativo dei singoli leader politici. Dovranno “imboccare” la via che porta alla “formula giusta”, al corretto mix di fattori persuasivi non tanto con le parole, quanto piuttosto con la gestione della comunicazione non verbale, che è questione tanto complessa quanto estremamente efficace.
Un quarto elemento è la battaglia dei media: l’agenda che si andrà a proporre ai lettori/telespettatori o se preferite nella sua linea mediana, unita al condizionamento dei canali di comunicazione di massa dovuto a eventuali avvenimenti “clamorosi”, risulteranno anche questi decisivi nel comporre quella che definiamo “l’agenda emotiva elettorale”.
Più in generale, il centrodestra trovandosi in netto vantaggio, ha scelto una strada conservativa, limitando i decibel e cercando di comunicare l’elemento più importante ovvero la sensazione di affidabilità e rassicurazione. Una scelta che al momento premia, facilitata anche dal marasma all’interno del centro sinistra. Un centro sinistra che preso dalle difficoltà di assembramento, non ha lanciato reali messaggi di contenuto, per lo meno in questi giorni, mancando un posizionamento che possa risultare chiaro all’elettorato potenzialmente interessato. Altra incognita è rappresentata dal “terzo polo”: la nostra sensazione è che il potenziale sia più alto di quanto i sondaggi pubblicati (non i nostri) ad oggi dicano, e ciò se sarà in grado di attrarre un elettorato moderato di centro destra (attribuibile erroneamente solo a Forza Italia ) che potrebbe essere attratto da una proposta di politiche liberal-sociali.
Il quadro dunque, è complesso e di fronte ad un elettorato molto volubile, le sorprese in tutte le direzioni soprattutto all’interno delle singole coalizioni, potrebbero non mancare.
Paolo Ghibaudo Phd
Senior Manager Opimedia