La “Lista Toti-Cambiamo!” ha conseguito alle ultime regionali di settembre il 22,61% dei voti. Risulta interessante capire – trattandosi di un partito che si presentava per la prima volta alle elezioni regionali – quali sono stati i flussi in entrata.
Incrociando i dati disponibili pre e post elezioni, risulta una forte eterogeneità della componente del voto per questa lista.
Del complessivo 22,61%, il 7,4% è composto da elettori che nelle elezioni politiche 2018 votarono Lega, il 3,0% votò Forza Italia e il 2,9% votò Fratelli d’Italia. Il 4,5% dei voti per la Lista Toti sono arrivati da elettori che scelsero il M5S due anni prima. L’1,7 degli elettori che non votarono alle Politiche 2018 ha scelto alle Regionali 2020 la lista fondato da Toti. La Lista Toti si conferma dunque, come un contenitore estremamente eterogeneo, capace di raccogliere consensi da parte politicamente molto diverse.
L’estrema variabilità è testimoniata dall’analisi dei flussi nel Comune di Genova. Opimedia ha valutato i flussi anche in questo caso: vi sono differenze molto significative rispetto al resto della regione; il Pd a Genova ha perso ben il 4% dei voti passati a Toti (in Liguria l’1%), mentre il M5S ha perso quasi il 7% sempre a favore della lista fondata dal Presidente Toti.
La potenzialità, e nello stesso tempo la criticità, può nascere dall’estrema mobilità dell’elettorato a fronte di una formazione con connotati di identità e “ideologici” molto stemperati. Tale aspetti passano in secondo piano in occasione di elezioni di tipo amministrativo. Differente può essere la dinamica quando vi sono elezioni a connotazione fortemente politica. Parte da qui la difficoltà che la stessa formazione ha incontrato quando si è posta sul palcoscenico delle elezioni politiche. Si tratta di fatto, della sfida che i dirigenti della formazione si trovano davanti: mantenere un consenso trasversale acquisendo però connotazioni di posizionamento politico più definite.
